La Bicicletta, Dracula e Frankenstein: un’origine vulcanica

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L’Eruzione che stravolse il mondo

“Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.” (The Butterfly Effect)

Cos’hanno in comune il Mostro di Frankenstein, i romanzi sui Vampiri e la Bicicletta? Questa che sto per raccontarvi è una delle più incredibili e affascinanti storie realmente accadute ed è il frutto di un inimmaginabile intreccio di eventi e fattori degno dei migliori best seller.

1. Il vulcano Tambora e l’anno senza estate

Vulcano Tambora
Tutto ebbe inizio due secoli fa, più precisamente nell’Aprile del 1815, sull’isola indonesiana di “Sumbawa” appartenente all’arcipelago asiatico della Sonda. Qui da giorni il pericoloso Monte Tambora aveva dato i primi evidenti segni di attività eruttiva con un pennacchio di 24 Km di altezza e tra il 10 e l’11 Aprile i suoi potenti boati, simili a tuoni e cannonate, misero in allerta anche le truppe britanniche accampate nei dintorni per la campagna contro gli olandesi. Le esplosioni furono così forti che si sentirono a migliaia di chilometri di distanza e l’attività proseguì con flussi piroclastici e varie ricadute di ceneri fino al 19 Aprile, quando ci fu l’esplosione finale seguita da un’incessante eruzione di oltre tre mesi. Fu probabilmente la più potente e vasta eruzione vulcanica dalla fine dell’Ultima Glaciazione (circa 10.000 anni fa) e l’enorme vulcano scaraventò in atmosfera 150 miliardi di metri cubi di roccia, cenere e gas (oltre 100 volte la quantità eruttata dal Vesuvio nel 79 d.C.). Nell’attuale scala VEI (Volcanic Explosivity Index), ideata nel 1982 e suddivisa in valori che vanno da 0 a 8, tale eruzione è stata stimata al livello 7. La terra tremò, si oscurarono i cieli e nei primissimi tempi ci furono già circa 100.000 morti nelle aree circostanti. Oltre al velo di pulviscolo sottile che filtrava i raggi del sole, nell’atmosfera si aggiunse anche uno strato di acido solforico formatosi con le reazioni chimiche tra l’ingente quantità di anidride solforosa emessa durante l’eruzione e le molecole di vapore acqueo presenti nell’aria. Tale strato respinse ulteriormente la luce solare verso lo spazio esterno e questi due fenomeni combinati provocarono un conseguente calo delle temperature nelle zone limitrofe e addirittura a livello mondiale, dando inizio ad un piccolo inverno planetario simile al cosiddetto “inverno nucleare” teorizzato negli anni Ottanta e che potrebbe verificarsi nel caso di una guerra atomica globale. Il 1816, l’anno successivo alla terribile eruzione, viene appunto ricordato come “l’anno senza estate” (o anno della povertà), perché fu caratterizzato da gravi sconvolgimenti climatici con improvvise gelate, tempeste di neve, inondazioni, piogge continue, carestie ed epidemie di colera (con milioni di morti) in molte aree del mondo e ben documentate in Europa e in America Settentrionale. Inutile dire che la spaventosa eruzione del Tambora e quell’anno maledetto cambiaranno per sempre le sorti dell’intera umanità.

2. Lord Byron e Company

Il Conte Dracula (Christopher Lee)
Nell’insolita e fredda estate di quel fatidico 1816 il barone “George Gordon Byron”, celebre poeta britannico e uno dei principali esponenti del Romanticismo della sua epoca, invitò nella Villa Diodati, situata sulle rive del Lago di Ginevra, il suo amico “Percy Bysshe Shelley” con la giovane amante e futura moglie “Mary Godwin”. La sorellastra di quest’ultima, “Claire Clairmont”, si era legata al Lord prima che lui lasciasse l’Inghilterra per separarsi dalla famiglia ed era rimasta incinta. Lo scopo principale di questa vacanza in Svizzera era appunto prendere le decisioni giuste per il futuro del bambino che sarebbe nato. Lord Byron viveva insieme al suo segretario e medico personale “John William Polidori”, il quale si laureò in medicina a soli 19 anni e possedeva anche un certo talento artistico. Shelley e Byron facevano spesso delle gite in barca sul lago in cui condividevano le loro idee ed espandevano i loro orizzonti personali. Ovviamente le condizioni meteorologiche non erano affatto buone a causa dei cambiamenti climatici dovuti al Tambora e spesso costringevano la compagnia a rintanarsi dentro casa per giornate intere. In queste cupe settimane estive di incessanti piogge si divertivano a leggere storie di fantasmi attorno al camino, finché Lord Byron lanciò una scommessa letteraria su chi tra loro sarebbe riuscito ad inventare il racconto fantastico più pauroso. Alla fine l’allora diciannovenne Mary Godwin “Shelley” concepì il celeberrimo romanzo “Frankenstein, o il moderno Prometeo” (la prima edizione fu pubblicata nel 1818) e il padrone di casa abbozzò un racconto intitolato “A fragment”, da cui l’amico italo-britannico Polidori trasse ispirazione per il suo racconto breve “Il Vampiro” (reso pubblico nel 1819), diretto precursore di “Dracula” (scritto nel 1897 dall’irlandese Bram Stoker). Il romanzo sullo scienziato Victor Frankenstein e sulla sua mostruosa creatura è considerato da molti il primo capolavoro di fantascienza, mentre John William Polidori rappresenta un po’ il padre del moderno genere letterario dell’horror legato alla leggendaria figura dei vampiri.
Mostro di Frankenstein

3. Il cavallo meccanico del Barone

Nella famigerata “estate cancellata” del 1816 numerose coltivazioni andarono perse e il prezzo dell’avena schizzò alle stelle in tutta Europa. Il principale mezzo di trasporto dell’epoca erano i cavalli, ma molti furono uccisi e macellati in mancanza di cibo. In uno scenario così avverso, un barone tedesco, “Karl von Drais”, vide un’opportunità per realizzare qualcosa in grado di sostituire i cavalli senza usare cibo come carburante. Già anni prima aveva fatto vari tentativi e inventato una sorta di carrozza a quattro ruote, con due posti e con un sistema di manovelle collegate all’asse posteriore (Fahrmaschine: macchina per viaggiare), ma non ebbe molto successo. Questa volta progettò la “Laufmaschine” (macchina da corsa), un veicolo dotato di un sellino, di due sole ruote in legno con otto raggi ciascuna e di un rudimentale manubrio mobile nella parte anteriore per sterzare. Realizzò a tutti gli effetti la prima antenata della moderna bicicletta. Venne ribattezzata prima “Draisienne” e poi “Velocipede” dai Francesi. Fece la sua prima comparsa a Milano nel 1819 con il nome di “Draisina”.

Draisina
Non era munita dei pedali e dei freni (aggiunti decenni dopo dal francese Pierre Michaux e suo figlio Ernest), ma procedeva tramite la spinta dei piedi sul terreno. La trasmissione a catena per la ruota posteriore sarà aggiunta nel 1879 dal progettista britannico “Harry John Lawson”. Nell’inventare la sua draisina, il barone sfruttò il principio riguardante il mantenimento dell’equilibrio durante il movimento e, nonostante la tecnologia da lui usata fosse disponibile da circa 3.500 anni, nessuno aveva mai pensato di realizzare una cosa del genere, a parte il grande e lungimirante “Leonardo Da Vinci” con un disegno che fece nel lontano 1490.
 
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